- In cammino verso l’eternità -
Dagli scritti di Padre Pio:
Un altro anno se ne sta andando nell’eternità con il peso delle mie colpe in esso commesse! Quante anime più fortunate di me salutarono l’aurora e non la fine! Quante anime felicissime da me invidiate sono passate all’eternità con la morte del giusto, baciate da Gesù, confortate dai sacramenti, assistite da un ministro di Dio, col sorriso di cielo sulle labbra, non ostante gli strazi dei dolori fisici da cui erano oppresse! ( Ep. I,327,328)
Dagli scritti di Padre Pio:
Il vivere quaggiù, padre mio, mi annoia. È un tormento così amaro per me il vivere della vita dell’esilio, che quasi quasi non ne posso più. Il pensiero che ogni istante posso perdere Gesù mi dà un affanno che non so spiegarlo; solo quell’anima che ama sinceramente Gesù potrà saperlo… Ma Gesù mi ha fatto sentire assai più la voce al mio cuore: “ Figlio mio, l’amore si conosce nel dolore, lo sentirai acuto nello spirito, e più acuto ancora lo sentirai nel corpo”. (Ep.I,328)
Dagli scritti di Padre Pio:
L’anima è smaniosissima di vedersi del tutto posseduta finalmente da questo gran Dio, dal cui amore ella si sente rubato e trapassato il cuore… Ella insomma vuol vedere il Verbo, il Figliuolo di Dio, che è lo splendore della gloria di Dio e la figura perfetta della sostanza di lui. Chiedete decisamente, ve ne supplico,( padre mio) a Gesù che ponga fine a tanto strazio: chiedetegli che scopra e mostri la sua bellezza, la sua divina essenza alla povera farfallina, e con questa finalmente l’uccida, sciogliendola, in tal guisa, e liberandola dai vincoli della carne, nella quale non può vederlo, né bearsi del suo Dio, come brama. (Ep.I,472)
Dagli scritti di Padre Pio:
Io riconosco benissimo di non aver in me niente che sia stato capace di attirare gli sguardi di questo nostro dolcissimo Gesù. La sola sua bontà ha colmato l’anima mia di tanti beni. Egli colla sua visione non mi lascia quasi mai. Mi segue dovunque; ravviva la mia vita avvelenata dal peccato distrugge in me le dense nuvole dalle quali era avvolta l’anima mia dopo il peccato. La notte ancora al chiudersi degli occhi vedo abbassarsi il velo ed aprirmisi dinanzi il paradiso; ed allietato da questa visione dormo in un sorriso di dolce beatitudine… (Ep.I,308)
Tratto dall’ Epistolario I, II edizione anno 1973 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni
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