– Stimmatizzazione di Padre Pio -
Dagli scritti di Padre Pio :
Cosa dirvi a riguardo di ciò che mi dimandate del come sia avvenuta la mia crocifissione? Mio Dio, che confusione e che umiliazione io provo nel dover manifestare ciò che tu hai operato in questa tua meschina creatura! Era la mattina del 20 settembre ( dello scorso mese ( lettera del 22 ottobre 1918)) in coro, dopo la celebrazione della santa messa, allorché venni sorpreso dal riposo, simile ad un dolce sonno. Tutti i sensi interni ed esterni, non che le stesse facoltà dell’anima si trovarono in una quiete indescrivibile. In tutto questo vi fu totale silenzio intorno a me e dentro di me; vi subentrò subito una gran pace ed abbandono alla completa privazione del tutto e una posa nella stessa rovina. ( Ep.I,1094)
Riflessione:
Notiamo innanzitutto una predisposizione, notiamo che “i sensi interni ed esterni si trovarono in una quiete indescrivibile”. Notiamo che tutto è all’opposto della nostra vita, sempre con ritmi frenetici, non c’è mai tempo per pregare, per fermarsi, per adorare, per meditare, per contemplare. Padre Pio si trovava in una vera e propria contemplazione. Allora il primo concetto da comprendere è quello che quando Dio vuole donarci qualcosa, chiede a noi un atteggiamento favorevole. Non possiamo pretendere da Dio nel ritmo frenetico di ogni giorno; quando chiediamo qualcosa a Dio, dobbiamo fermarci nell’attesa di comprendere la sua risposta.
Dagli scritti di Padre Pio:
… mi vidi dinanzi un misterioso personaggio… che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue. La sua vista mi atterrisce; ciò che sentivo in quell’istante in me non saprei dirvelo. Mi sentivo morire e sarei morto se il Signore non fosse intervenuto a sostenere il cuore, il quale me lo sentivo sbalzare dal petto. La vista del personaggio si ritira ed io mi avvidi che mani, piedi e costato erano traforati e grondavano sangue. Immaginate lo strazio che esperimentai allora e che vado esperimentando continuamente quasi tutti i giorni. (Ep.I,1094)
Riflessione:
San Pio vede questo personaggio e sembra quasi che non abbia il coraggio di chiamarlo per nome, anzi, dice che la sua vista lo atterrisce, cioè lo terrorizza. Possiamo pensare a ciò che Isaia aveva predetto di Gesù in quel momento: ” Uomo dei dolori ”- non era più umano il suo aspetto – “ Uno davanti al quale ci si copre la faccia”. Quando vediamo qualcosa di brutto, di pauroso, ci copriamo gli occhi, la faccia, non tanto perché Gesù era brutto, ma perché la dimensione del dolore terrorizza e san Pio sarebbe morto se non ci fosse stato il Signore a sostenere il cuore. Ed ecco come il dolore e l’amore s’ incontrano, si fondono e diventano la scuola per la nostra fede, per le nostre scelte. Quando il personaggio sparisce, nelle mani, nei piedi e nel costato di San Pio appare sangue che gronda. Immaginate lo strazio! Ma chi può immaginare un’esperienza di dolore così atroce, un dolore al quale appartiene tutta la sofferenza del mondo. Non è una semplice piaga, quella, non è un semplice chiodo che ti trafigge la carne; quello è il dolore dell’umanità, è il grido dell’umanità che soffre e che si fa carne, si fà ferita, si fà dolore. Come è stato nel corpo di Gesù , così, almeno in parte, è stato nel corpo di San Pio. Se ci mettessimo davvero a questa scuola, qualche volta il dolore che ci raggiunge potrebbe essere letto in chiave di amore, qualsiasi esso sia. Il dolore non lo possiamo scegliere. Quando il dolore arriva ci chiede amore, ci chiede di partecipare alle sofferenze di Cristo per la salvezza del mondo; questa è la conversione, questo è l’imitare i santi che Dio propone per il nostro cammino di fede. Quanto siamo lontani da questo modo di ragionare! Proponiamoci questo: qualsiasi dolore arrivi, di qualsiasi tipo, come San Pio diciamo: ” Partecipo, Gesù, alle tue sofferenza per la salvezza del mondo ”. Ricordiamoci sempre che il mistero del dolore è strettamente legato al mistero dell’amore e solo con l’amore si comprende il dolore, gli si dà un senso, un significato, lo si riesce ad accettare. San Pio, in quella straordinaria umiltà, lui che si definiva meschina creatura, partecipava alla salvezza del mondo.
Dagli scritti di Padre Pio:
Innalzerò forte la mia voce a lui e non desisterò dal scongiurarlo, affinché per sua misericordia ritiri da me non lo strazio, non il dolore perché lo veggo impossibile ed io sento di volermi inebriare di dolore, ma questi segni esterni che mi sono di una confusione e di una umiliazione indescrivibile ed insostenibile… Egli segue la sua operazione senza posa, con superlativo strazio dell’anima. Io sento nell’interno un continuo rumoreggiare, simile ad una cascata, che gitta sempre sangue. Mio Dio! È giusto il castigo e retto il tuo giudizio, ma usami misericordia. (Ep.I,1094/1095)
Riflessione:
E’importante che San Pio non chiede che cessi il dolore, lo strazio, addirittura dice di volersi inebriare di dolore, perché aveva capito perfettamente che il soffrire era legato all’amare. Quante volte l’amare ci fa soffrire, lo sappiamo bene anche noi, ma quando si è chiamati a partecipare alla salvezza delle anime, la misura del dolore supera la capacità umana di sopportarlo, eppure san Pio lo accetta totalmente; chiede solo che siano nascosti quei segni esterni. Sappiamo bene quante perplessità, quanta curiosità,quei segni esteriori del dolore, nella sua vita e dopo la sua vita, hanno generato confusione, persecuzione, avversione e dubbi. Lui stesso, volendosi umiliare, non avrebbe voluto quei segni, perché già nel cuore sentiva che il sangue fluiva come una cascata. Quante volte abbiamo riflettuto sul sangue versato da Gesù sulla croce. San Pio partecipava di questo versamento di sangue; si sente anche la difficoltà di descriverlo, ma è come se si fosse sentito continuamente sull’orlo della morte, di chi dà totalmente la propria vita e la mette nelle mani di Dio e solo Dio la sorregge, altrimenti umanamente sarebbe finita. Ripeto sempre, continuamente quanto i santi possano essere maestri per la nostra vita spirituale, quanti preziosi insegnamenti che noi troppe volte impariamo e magari, dopo averli ascoltati, facilmente li dimentichiamo, perché un po’ troppo scomodi e ci ritroviamo a pregare l’intercessione con futili e banali situazioni da presentare, invece di elevarci e partecipare di quella realtà divina.
Dagli scritti di Padre Pio:
Chi mi libererà da me stesso?… Sarà necessario che io pronunzi il fiat nel mirare quel misterioso personaggio che mi impiagò tutto e non desiste dalla dura, aspra, acuta e penetrante operazione, e non dà tempo al tempo che venga a rimarginare le piaghe antiche, che già su di queste ne viene ad aprire delle nuove con infinito strazio della povera vittima? Deh padre mio, venite in mio aiuto, per carità! Tutto il mio interno piove sangue e più volte l’occhio è costretto a rassegnarsi a vederlo scorrere anche al di fuori. Deh! Cessi da me questo strazio, questa condanna, questa umiliazione, questa confusione! Non mi regge l’animo a potere e a saper resistere.
Riflessione:
Sembrano incredibili queste parole che in una tale comunione con Dio resta confuso perché è troppo questo strazio dell’anima, questo sentirsi una povera vittima, questo vedere con gli occhi umani il sangue che scorre. Ma questo resistere, questo dire “fiat”, questo dire “sia fatta” ci rimanda a Maria che questo fiat lo ha pronunciato più volte, dal momento dell’annunciazione fino a sotto la croce. “Sia fatta, si compia”. Mi piace dire “ Sia portato a compimento il tuo progetto di salvezza anche per mezzo mio”. Questo progetto di salvezza per le anime, Dio lo propone ad ognuno di noi, fin dal giorno del battesimo. E noi, costantemente, prendendo coscienza della nostra fede, dovremmo dire: ” Sia portata a compimento, Padre ”. Qualsiasi cosa accada, letta con gli occhi della fede, con gli occhi della speranza, con gli occhi dell’amore, necessita che si dica: ” Sia portata a compimento, Padre, e ti ringrazio che hai scelto anche me per questo progetto di salvezza ”. Questo è l’atteggiamento di san Pio. In quel dolore atroce: ”Sia portata a compimento la tua opera di salvezza, Padre ”, in questa comunione tutta particolare con Gesù , con quel Gesù crocifisso, con quel Gesù sofferente, con quel Gesù salvifico. Gesù ha detto: “ Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me ”. Gesù continua ad attirarci tutti. San Pio quanti ne ha attirati? Ma ognuno di noi che si fa eucaristia, quanti ne attira? Se non attiriamo nessuno non stiamo portando a compimento nulla e il progetto della salvezza è ancora irrealizzato; perché il fiat lo diciamo in pochi e solo qualche volta. San Pio ci vuole insegnare a dirlo tutti i giorni, in qualsiasi situazione e a qualsiasi condizione, perché sia portato a compimento il progetto della salvezza per tutte le anime del mondo e non per pochi privilegiati. Questi sono i segni di un amore universale, questi sono i segni dell’amore di Dio per ognuno di noi.
Tratto dall’ Epistolario I, II edizione anno 1973, a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.
Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.
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