– Amare e soffrire -
Dagli scritti di Padre Pio:
Godete, padre mio, perché sono contento più che mai nel soffrire, e se non ascoltassi che la voce del cuore, chiederei a Gesù che mi desse tutte le tristezze degli uomini, ma io non lo fo, perché temo di essere troppo egoista, bramando per me la parte migliore: il dolore. Nel dolore Gesù è più vicino; egli guarda, è lui che viene a mendicare pene, lacrime …; ei ne ha bisogno per le anime. ( Ep. I, 270 )
Dagli scritti di Padre Pio:
Gesù non lascia di tratto in tratto di raddolcire le mie sofferenze in altro modo, cioè col parlarmi al cuore. Oh sì, padre mio, quanto è buono Gesù con me! Oh che preziosi momenti sono questi; è una felicità che quasi solo nelle afflizioni il Signore mi dà a gustare. In questi momenti, più che mai, nel mondo tutto mi annoia e mi pesa, niente desidero, fuorché amare e soffrire. ( Ep. I, 197 )
Dagli scritti di Padre Pio:
Confesso innanzi tutto che per me è una disgrazia il non saper esprimere e mettere fuori tutto questo vulcano sempre acceso che mi brucia e che Gesù ha immesso in questo cuore così piccolo. Il tutto si compendia in questo: sono divorato dall’amore di Dio e dall’amore del prossimo. Dio per me è sempre fisso nella mente e stampato nel cuore. Mai lo perdo di vista … Che brutta cosa è vivere di cuore! Bisogna morire tutti i momenti di una morte che non fa morire se non per vivere morendo e morendo vivere. (Ep.I, 1247/1248)
Dagli scritti di Padre Pio:
Vivete tale che il Padre celeste possa gloriarsi di voi, come lo fa e lo è di tante anime elette al pari della vostra. Vivete in modo che ogni istante possiate ripetere coll’apostolo san Paolo: “Siate miei imitatori, come io lo sono di Gesù Cristo”. Vivete in modo, ripeto, che il mondo ancora possa forzatamente dire di voi: “Ecco il Cristo”. Oh! Non trovate per carità, esagerata questa espressione! Ogni cristiano, vero imitatore e seguace del Nazareno, può e deve chiamarsi un secondo Cristo, del quale in modo assai eminente ne riporta tutta l’impronta. Oh! Se tutti i cristiani vivessero a secondo della loro vocazione, la terra stessa di esilio si muterebbe in un paradiso. ( Ep.II,383 )
Dagli scritti di Padre Pio:
Se vogliamo bene a Gesù, scuotiamoci una volta e lungi sia da noi tutto ciò che sa di mondo e riflettiamo bene che tutte le pene di questa vita non hanno al dir di san Paolo, nulla di proporzione con la gran gloria che ci spetta. Pensiamo che il divino Sposo, non pago di quella ricompensa amplissima che serba all’amor nostro nell’altra vita, ce ne vuole far gustare un saggio anche in questa. Faccia il Signore che intendiamo quanto gran fortuna è per l’anima l’abbandonarsi nelle sue braccia, e stringere un patto con lui in questi termini: “ Dilectus meus mihi, et ego illi “ : io sono tutta pel mio diletto, ed il mio diletto è tutto per me; “che egli pensi a me, ed io penserò a lui”. ( Ep.II,492 )
Tratto dall’Epistolario I, II, II edizione anno 1973, 1975 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.
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