Dagli scritti di Padre Pio:
Santità vuol dire essere superiori a noi istessi, vuol dire vittoria perfetta di tutte le nostre passioni: vuol dire disprezzare veramente e costantemente noi stessi e le cose del mondo fino a preferire la povertà alle ricchezze, l’umiliazione alla gloria, il dolore al piacere.
Dagli scritti di Padre Pio:
La santità è amare il prossimo come noi istessi e per amore di Dio. La santità, su questo punto, è amare fino a chi maledice, ci odia, ci perseguita, anzi persino a fargli del bene. La santità è vivere umili, disinteressati, prudenti, giusti, pazienti, caritatevoli, casti, mansueti, laboriosi, osservatori dei propri doveri non per altro fine se non di piacere a Dio, e per riceverne da lui solo la meritata ricompensa. La santità ha in sé la virtù di trasformare, secondo il linguaggio dei sacri libri, l’uomo in Dio.
Dagli scritti di Padre Pio:
Le angustie cui deve andar soggetta dovranno sorpassare di gran lunga le presenti e le passate, ma si tenga fortunata di questa grazia, cui Gesù è per elevarla. Questa è la via, per cui Gesù conduce le anime forti. Qui imparerà meglio a conoscere qual è la vera nostra patria ed a riguardare questa vita come breve pellegrinaggio. Qui ella imparerà ad elevarsi su tutte le cose create ed a mettersi il mondo sotto i piedi. Vi attingerà una forza ammirabile per portare una croce che è assai grave per un’anima tutta di Dio, cioè la noia ed il supremo fastidio che tutto ispira quaggiù. Lode e benedizioni a questo Dio di bontà!. ( Ep.II, 542-545)
Dagli scritti di Padre Pio:
È ottima cosa l’aspirare ad un’estrema perfezione nella vita cristiana, ma non è necessario filosofeggiare in particolare, se non sulla propria emenda, e sul proprio avanzamento nelle quotidiane occorrenze, rimettendo l’esito del tuo desiderio alla provvidenza di Dio, ed abbandonandoti nelle sue paterne braccia, come un fanciullo, il quale per crescere mangia ogni giorno ciò che suo padre gli prepara, sperando che non gli farà mancare il cibo a proporzione del suo appetito e delle sue necessità. (Ep.III,p.704)
Tratto dall’Epitsolario II, III, II edizione anno 1975 , 1977 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.
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