San Pio scriveva:
Grazie ai favori dei quali Iddio non cessa di ricolmarmi, mi trovo migliorato assai nella fiducia in Dio. Per l’addietro alle volte mi pareva d’aver bisogno degli aiuti altrui, adesso non più. Conosco per propria esperienza che il vero rimedio per non cadere è l’appoggiarsi alla croce di Gesù, colla confidenza in lui solo, che per la nostra salvezza volle esservi appeso. (Ep.I,463)
Riflessione:
Gesù, per la nostra salvezza, si fece appendere alla croce. Dinanzi a Gesù Eucaristia questa immagine è particolarmente evidente. Appoggiarsi alla croce significa, in un certo modo, lasciarsi appendere ad essa, come ha fatto Gesù. Il lasciarsi appendere significa partecipare della sua gloria ma anche della sua Passione. Non è semplice, ma questa è la nostra chiamata; è ad essa che dobbiamo rispondere.
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Il Signore fa a noi questa continua proposta, una proposta quotidiana di salvezza, una proposta quotidiana di sofferenza, una proposta quotidiana della sua presenza, soprattutto nei momenti più difficili. In una sola parola è una proposta d’amore per noi. E’ nella risposta a questa proposta d’amore che riusciamo ad incontrarlo meglio, ad invitarlo a casa nostra, cioè in noi, perché Lui stesso ci ha fatto sua casa, Lui ci ha reso tempio.
San Pio scriveva:
“Ama e fa ciò che vuoi”. Non hai tu da tempo amato il Signore? Non lo ami tuttora? Non brami amarlo per sempre? Dunque nessun timore! Anche ammesso che tu abbia commesso tutti i peccati di questo mondo, Gesù ti ripete: “Ti sono rimessi molti peccati, perché molto hai amato”(Lc.7,74). Ma, mi dirai allora, perché la prova dell’abbandono del mio povero spirito? È la prova del celeste Amore: è la prova del profeta che gridava: “ Venni in alto mare e la tempesta mi sommerse!”. Ma il profeta soggiungeva al Signore: “ Liberami … dal profondo delle acque: non mi sommerga la tempesta dell’acqua!”(Sal.68,3,16). È questa la prova delle anime predilette di quel Gesù, che ha voluto sentire tutte le pene di questa tempesta morale. Ogni anima che vuole salvarsi, deve assaggiare qualche cosa di quella tempesta misteriosa, perché ogni anima predestinata deve somigliare a Gesù. (Ep.III,619)
Riflessione:
Ama e fa ciò che vuoi è una sintesi mirabile di tutti i comandamenti. D’impatto potrebbe sembrare un po’ scontata, ma poi, riflettendoci, minuto per minuto, ora per ora, giorno per giorno, ci accorgiamo che i precetti rimangono precetti e la nostra vita è un’altra cosa. Vogliamo chiedere a Gesù che questo mare in tempesta che spesso ci porta a fondo, sia uno di quei segni amorevoli. Gesù stesso ha voluto sentire tutte le pene di questa tempesta morale. Anche Lui è stato travolto dalle acque, ma rimanendo fedele e dicendo al Padre:”Si compia la tua volontà”: Quella volontà si è compiuta e la vita ha trionfato sulla morte; la grazia ha trionfato sul peccato. I peccati che spesso ci angosciano e non ci permettono una piena comunione con Dio, nella misura in cui ci pentiremo, saranno perdonati.
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Dio è per noi provvidenza, Dio è per noi riferimento assoluto, Dio è per noi un rifugio certo, Dio, in Gesù, si è fatto maestro dell’uomo.
San Pio scriveva:
Lungo il tragitto che mena dal Cenacolo all’orto, Gesù ammaestra i suoi discepoli, li prepara alla prossima separazione, all’imminente sua passione e li prepara a subire per amor suo calunnie, persecuzioni e la stessa morte … “Io sarò con voi”. E voi non vi turbate, o discepoli, perché la divina promessa non verrà meno…Egli è là per dare inizio alla sua dolorosa passione; più che pensare a sé, è tutto premura per voi. O quale immensità d’amore racchiude quel cuore! … Sempre, o Gesù, mi ha toccato il cuore questo tuo viaggio con i tuoi dal Cenacolo all’Orto, per l’espansione di un amore che si avvia per immolarsi per gli altri, per riscattarli dalla schiavitù … Chi non rimane compreso da sì generosa oblazione? (Ep.IV.892)
Riflessione:
Certe parole di Gesù quali:”Io sarò con voi sempre”, andrebbero maggiormente ricordate. Gli apostoli fecero l’esperienza della separazione da Gesù, l’esperienza della Passione di Gesù, l’esperienza di quella condanna per calunnie, fino alla morte. Non illudiamoci di rimanere esenti da questa dinamica di sofferenza e di dolore che, vissuta in Dio, è tutta amore, perché ci si fa tutto dono, tutto per gli altri, tutto per la salvezza degli altri. Quale immensità d’amore racchiude il Cuore di Gesù! Ma quanto amore da quel cuore arriva ai nostrio cuori? Dal cenacolo all’orto pochi passi, ma passi fondamentali, come se avessero voluto lasciare un’impronta ben evidente per le strade di questo mondo, sì da farci dire:”Sono i passi di Gesù, sono i passi dal cenacolo all’orto, sono i passi che vanno da una celebrazione di una Pasqua antica, ormai priva di senso, ad una nuova Pasqua. Chi non rimane toccato dall’impronta di questi passi! Sono cammini che vanno verso la morte, ma di certo anche verso la resurrezione.
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Ci accorgiamo spesso di ritrovarci in un combattimento spirituale; a volte combattiamo solo pensieri che vogliono distrarci dalla realtà divina che è dinanzi a noi, a volte delle situazioni che sembrano non voler permettere una piena comunione con Dio, altre volte noi stessi siamo un ostacolo a causa delle nostre idee.
San Pio scriveva:
Gesù vorrebbe scuotere da sé questa immensa mole che lo schiaccia … la natura lotta con sé stessa, tutto consiglia a scaricarsi di queste nefandezze, declinandone la mediazione. Ma il riflesso della giustizia non suffragata, il peccatore non riconciliato, predomina nel suo cuore pieno d’amore. Queste due forze, questi due amori, l’uno più santo dell’altro, se ne disputano nel cuore del Salvatore la vittoria. Chi prevarrà? Non v’è dubbio che egli vuol dare la vittoria alla giustizia offesa… Ma quale figura deve egli rappresentare?Di uomo lordo di tutte le brutture dell’umanità. Lui, la santità sostanziale, vedersi bruttato, sia pure in semplice apparenza, di peccato? Questo no. Questo lo terrorizza, questo lo spaventa, questo lo atterrisce.
Riflessione:
Gesù ha manifestato un uomo grandemente sfigurato. Quel Cristo crocifisso, uomo dilaniato dalla flagellazione, deriso, oltraggiato, offeso, ci mostra chiaramente, drammaticamente la conseguenza del peccato sull’uomo. Quello è l’uomo peccatore: un uomo sfigurato, oltraggiato, senza più dignità, senza voce in capitolo, condannato, moribondo. Dovremmo anche noi rimanere terrorizzati, in qualche modo dovremmo ricorrere a Dio per riacquistare l’immagine primordiale, quell’essere immagine e somigliante, quel combattimento decisamente vinto in virtù della forza di Dio che è in noi, in virtù della sua grazia, ma, diciamolo chiaramente, in virtù del suo amore. Questo ci terrorizza ma Gesù dirà:”Non abbiate paura”. Allora non c’è da aver paura quando siamo con Lui: è Lui che combatte in noi, è sua la vittoria, quindi anche nostra.
Tratto dall’Epistolario I, III, IV, II edizione anno 1973, 1977, 1984 a cura di Melchiorre da pobladura e Alessandro da Ripabottoni.
Le riflessioni sono del nostro parroco don Emilio Lonzi
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