– Intimità con il Signore -
Dinanzi a Gesù Eucaristia, in ginocchio davanti a Lui, manifestiamo tutta la nostra fede, in quell’atteggiamento di umili creature dinanzi al proprio Creatore, quell’atteggiamento di creature umane che invocano costantemente il perdono, che si impegnano quotidianamente nel cammino della santità, nel cammino della perfezione, proprio come Gesù ce lo ha voluto proporre, in quella quotidianità, in quella ferialità e sappiamo bene come non manchino i momenti di tentazione, di difficoltà, di resistenza alla grazia di Dio e alla sua volontà. San Pio stesso descrive questi momenti di debolezza e nello stesso tempo di forza, di Provvidenza, di un Dio che è sempre lì presente a tendere una mano. Essere in ginocchio davanti a Gesù Eucaristia significa attingere tanta forza, ma ciò che è importante, è anche la consapevolezza che Lui è sempre con noi per tenderci una mano, non solo quando siamo in adorazione e in preghiera, ma anche quando siamo altrove, come figli di Dio e come credenti che tendono a questa perfezione che il Padre Nostro ci ha proposto per mezzo del Figlio suo Gesù Cristo.
San Pio scriveva:
Ho tanta confidenza in Gesù, che se anche vedessi l’inferno aperto dinanzi a me, e mi trovassi sull’orlo dell’abisso, non diffiderei, non dispererei in lui. Tal’è la confidenza che m’ispira la sua mansuetudine. Allorché mi metto a considerare le grandi battaglie, superate col divino aiuto sopra del demonio, ne conto tante da non potersi enumerare. Chi sa quante volte, se lui non mi avesse stesa la mano, la mia fede avrebbe vacillato, la mia speranza, la mia carità venuta meno, il mio intelletto si sarebbe oscurato, se Gesù, sole eterno, non l’avesse illuminato!!! (Ep.I,p.317)
Riflessione:
Avere tanta confidenza in Gesù. Questa confidenza ci comunica, dice San Pio, la sua mansuetudine, perché le battaglie contro le tentazioni non vanno combattute come le battaglie umane, con la forza, l’arroganza, la superiorità; le tentazioni vanno combattute con la mansuetudine. Il tentatore viene sconfitto dalla mansuetudine, dall’umiltà. Questi atteggiamenti ci permettono di accorgerci di Gesù che ci tende la mano, di Gesù che ci illumina. L’arroganza, la forza, la superiorità, a volte anche l’ira, non ci permettono di accorgerci della presenza di Gesù e, credendoci forti, ci ritroviamo perdenti. La fede vacilla? Umiltà. La speranza manca? Umiltà, mansuetudine. L’intelletto è oscurato? Con quegli atteggiamenti idonei torna la luce; Gesù, sole eterno, illumina. Riflettiamo su questi pensieri.
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San Pio diceva di sé questa fondamentale confidenza in Gesù per accorgersi, con umiltà e mansuetudine, della sua presenza ed attingere tutta la forza necessaria per vincere, superare le tentazioni. Lo stesso consiglio che dà a se stesso lo dà ai suoi figli spirituali.
San Pio scriveva:
Che dirò mai mia buona figliuola? Nutrisci la tua anima nello spirito di cordiale confidenza in Dio; ed a misura che ti troverai circondata d’imperfezioni e miserie, solleva il tuo coraggio a bene sperare. Sii molto umile, questa è la virtù delle virtù, ma sia unja umiltà generosa e tranquilla. Sii fedele sempre a ben servire nostro Signore, ma osserva nel suo servizio la libertà filiale ed amorosa, senza far provare stilla alcuna d’amarezza al tuo cuore. (Ep.III,p.774/775)
Riflessione:
Confidare in Dio con cordialità. Cosa significa cordialità se non con il cuore. Bisogna confidare in Dio con il cuore, cioè con la propria esistenza, con tutto se stessi e innanzitutto con quei sentimenti. Ci accorgiamo di tante imperfezioni, di tante miserie, se avremo una cordiale confidenza in Dio e aumenta il coraggio di sperare bene. Il dire: ”Ma io sono così…”non diventa motivo di impossibilità, ma occasione di far agire Dio per mezzo nostro. Quando riconosciamo la nostra miseria, umilmente, Dio diventa ricchezza. Sulla nostra povertà Dio può manifestare la sua ricchezza, sulla nostra fragilità la sua forza, sulla nostra impotenza la sua potenza. Questo è il discorso di fede: non siamo dei rassegnati. E’ proprio quando noi riconosciamo i nostri limiti che Gesù li può superare. Se siamo pieni di noi non c’è posto per Lui. Nell’umiltà Lui ha tanto spazio, nella nostra fragilità può operare i suoi prodigi con forza e potenza. L’umiltà: la virtù delle virtù e San Pio ne dà anche le caratteristiche: un’umiltà generosa e tranquilla.
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San Pio continua ancora con lo stesso pensiero di confidenza in Dio.
San Pio scriveva:
Confidenza, adunque, torno ad inculcarvi sempre; nulla può temere un’anima che confida nel suo Signore ed in lui pone la propria speranza. Il nemico della nostra salute è pur anche sempre intorno a noi per strapparci dal nostro cuore l’àncora che deve condurci a salvezza, voglio dire la confidenza in Dio nostro Padre; teniamo stretta, stretta quest’àncora, non permettiamo giammai che ci abbandoni un solo istante, altrimenti tutto sarebbe perduto. (Ep.II,p.394)
Riflessione:
Sono parole di vangelo vissuto, sono un’esperienza di vita cristiana. Il nemico, dice san Pio, colui che attenta alla nostra salvezza, tende a farci perdere questa confidenza, questo confidare in Dio nostro Padre e allora San Pio ci invita a tenere stretta, stretta quest’àncora di salvezza, affinché non ci abbandoni un solo istante. Quante volte e in quante esperienze di santi c’è questa espressione: ”Io confido in te, Signore”. I santi non hanno parlato tra di loro, ma di certo hanno le stesse ispirazioni tante volte. La verità è sempre una, non c’è mai contraddizione e quindi ritroviamo spesso: ”Io confido in te”. Questa è la nostra fede, non deve abbandonarci un solo istante. Il rischio è troppo elevato. Quanto realmente confidiamo in Dio? Chiediamocelo.
Tratto dall’Epistolario I,II,III,II edizione anno 1973,1975,1977 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni
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