Nella potenza della Risurrezione, evento straordinario, strepitoso, assolutamente unico nel suo genere, Gesù può dimostrare di poter fare nuove tutte le cose. Gesù è venuto nel mondo per dimostrare di essere Dio e non lo ha voluto fare solo per mezzo dei suoi segni prodigiosi o per mezzo di una predicazione salvifica, ma con il gesto dinanzi al quale tutta l’umanità può rimanere conquistata. L’esigenza della vita e dell’immortalità trovano soddisfazione nella realtà divina di Gesù morto e risorto.
Dagli scritti di Padre Pio:
La nostra Chiesa festeggia dunque … la risurrezione di Gesù Cristo, suo Sposo e nostro Redentore, e lo festeggia non coi sentimenti del mondo, ma con quei degni di una Sposa santissima, che vuole rimunerati i sacrifici che il suo Sposo divino ha fatto per tutta l’umanità. Perché Gesù Cristo si sacrificò alla morte? Per espiare le nostre colpe, mi risponde la fede. Perché risuscitò con tanto strepito di prodigi? Per testimoniarci il conseguimento della nostre redenzione. (Ep.IV,962)
Riflessione:
Innanzitutto S. Pio ci sottolinea la realtà di Gesù come sposo e quindi mette in evidenza il nostro essere la sua sposa. Uno sposo fedele dona tutto per la sua sposa e la sposa accoglie tutto dallo sposo. Lo sposo si sacrifica e la sposa ne gode le conseguenze. La sposa gode della redenzione, la sposa può festeggiare ciò che lo sposo dona a lei. E’ così che Gesù ha voluto dimostrare la fedeltà e l’amore senza limiti a questa sua sposa che è la chiesa, alla quale ognuno di noi appartiene. Gesù non ha voluto trascurare nessuno: per tutti è morto, per tutti è risorto. E a tutti fa questa proposta. La missione della chiesa è di far diventare il mondo un solo gregge, con un solo pastore. Il mondo oppone tante resistenze, difficoltà e la credibilità dello sposo è data dal comportamento della sposa. Questa è la nostra responsabilità. Nel momento in cui la sposa è fedele e manifesta tutto l’amore, contraccambiandolo allo sposo, lo sposo è più credibile e la fede può aumentare in ogni parte del mondo.
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Questo tempo di Pasqua sta tra i quaranta giorni della Quaresima e i quaranta giorni dell’Ascensione, come se Gesù volesse dimostrarci che il punto di arrivo non è semplicemente la Risurrezione, ma è il compimento di ciò che la Risurrezione significa. Il tempo della Quaresima ci ha preparato a questo evento, ma questo evento vuole significarci il Paradiso, l’Ascensione al cielo e se vogliamo essere più esatti, vuole significare ancora una breve attesa per la Pentecoste. Ecco allora che il tempo della Quaresima è il tempo dell’umanità; la Risurrezione di Gesù ci pone nella realtà divina e la realtà divina che anticipiamo sulla terra, trova pieno compimento nei cieli.
Dagli scritti di Padre Pio:
Questo sforzo di perseverare nel bene, per quanto ci possa riuscire di sacrificio, non ci parrà troppo lungo. Passeranno anche per noi questi quaranta giorni che mancano alla nostra salita al cielo. non saranno giorni poi, ma saranno mesi, saranno forse anni: io vi auguro , o fratelli, una vita lunga e prosperosa, piena di benedizioni celesti e terrene. Ma finalmente questa vita finirà! Ed allora felici noi, se ci saremo assicurati la gioia di un felice passaggio all’eternità. Allora la nostra resurrezione sarà completa. (Ep.IV,963)
Riflessione:
Potrebbe sembrarci quasi macabro dire: “Finalmente questa vita finirà.” Ma come finalmente? Il cristiano questa vita la vive come una benedizione, una vita lunga e prosperosa, piena di benedizioni celesti e terrene; tutto concorre al bene di quelli che Dio ama.Ma poi finalmente questa vita finirà e allora felici porteremo a compimento la missione, felici di questo passaggio all’eternità. Allora la Risurrezione sarà completa. C’è una perseveranza, uno sforzo nel perseverare nel bene. Tutto questo sta tra la Risurrezione di Gesù e la nostra partenza per il Paradiso. Tra la Risurrezione di Gesù e la partenza per il Paradiso,è la nostra vita terrena. Il giorno del battesimo partecipiamo della Risurrezione di Cristo e nella sua Risurrezione siamo nei quaranta giorni. Tutta la nostra vita sono questi quaranta giorni, dalla Risurrezione all’Ascensione al cielo. Dobbiamo solo stare attenti a non lasciarci sconvolgere e a far mancare la speranza; che non ci accada mai di essere disperati, perché il Signore proprio questo ci fa capire, nel momento in cui dobbiamo esercitare la speranza, per meritare la vita eterna.
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Gesù è risorto dai morti, Gesù manifesta la sua immortalità, Gesù dimostra la sua eternità,Gesù ci coinvolge in questa esistenza senza fine. Questa è la vita della nostra fede, questo è quell’aspetto invisibile più presente che mai, ciò che non si vede ma è reale, non solo grazie alla fede ma grazie anche alle testimonianze che nel corso dei secoli si sono succedute.
Dagli scritti di Padre Pio:
Siccome Gesù Cristo è risorto immortale alla vita di gloria; così a dire con lo stesso s.Paolo dobbiamo noi pure risorgere immortali alla vita di grazia, con fermo proposito di non voler mai più per l’avvenire soggiacere alla morte spirituale dell’anima. E veramente la vita di grazia, a cui siamo risorti, è di sua natura immortale, siccome immortale di sua natura è la vita di gloria, a cui Cristo è risorto: con questo solo divario che, se Cristo non può più morire alla sua vita di gloria, egli è frutto di beata necessità; e se noi non moriamo più alla vita di grazia, dev’ essere merito d’elezione e del nostro studio costante. (Ep.IV,962)
Riflessione:
Con questo scritto San Pio ci invita a capire quello che ci è accaduto, a comprenderlo con la nostra mente, seppur tante volte incapaci; è come se noi dovessimo dire: “Non ci arriviamo”, come se non avessimo intelligenza sufficiente, ma è per questo che Gesù ci ripropone l’evento della Risurrezione come un evento di fede e non intellettuale. Qui non c’è tanto da capire. Ci sono dei segni sui quali riflettere, ma poi l’atto di fede è fatto con la mente, con l’intelligenza. La vita di grazia a cui siamo risorti è per sua natura immortale. E’ vero che può essere offuscata dal peccato, ma rimane in eterno. E’ vero che la grazia può diminuire ed essere meno efficace, ma è come quella fiammella sempre pronta ad incendiare tutto, basta molto poco. Così è Dio: basta quel minimo di disponibilità e lui fa tutto il resto, ma senza di noi non fa nulla, perché non va contro la nostra volontà.
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Fare l’esperienza della Risurrezione di Gesù è entrare nel suo eterno presente. La Risurrezione ci permette di entrare in un oggi di Dio che è eterno, quel famoso ottavo giorno, il giorno che non avrà mai fine.
Dagli scritti di Padre Pio:
… Vi raccomando di avere un fermo e generale proposito di voler servire sempre Dio con tutto il cuore; non vi curate dell’indomani; pensate a fare il bene oggi, e quando l’indomani sarà arrivato, si chiamerà oggi, ed allora ci penserete. Abbiate confidenza nella Provvidenza; è necessario farsi provvigione di manna per un solo giorno e non di più. Rammentatevi del popolo d’Israele nel deserto. (Ep.IV,365)
Riflessione:
Quanto siamo angosciati dal futuro! Quanto siamo preoccupati del domani, senza riuscire a godere in pienezza dell’oggi. Dio oggi ci ama, in questo momento ci ama, in ogni istante ci manifesta il suo amore, non dobbiamo mai aspettare il dopo, non dobbiamo mai aspettare il domani. Il domani si costruisce nella fedeltà all’oggi,perché la Provvidenza è per oggi, non è per domani. Dio ha educato notevolmente il suo popolo con l’esperienza della manna. Ogni giorno ne dovevano raccogliere tanto quanto bastava per quel giorno, per avere la fede di credere che il giorno dopo ce ne sarebbe stata ancora; è così che ragiona Dio. La grazia dell’oggi è quella che ci basta; per domani ce ne sarà ancora. Noi ci preoccupiamo sempre di accumulare per la sicurezza del futuro, ma se il futuro è di Dio, ogni giorno ritroviamo Dio e il preoccuparci ci rovina la qualità dell’esistenza. Alla scuola di Israele, alla scuola di questo grande amore di Dio, anche noi vogliamo intendere la Provvidenza come quel segno quotidiano per tanto quanto basta e mai di più; non c’è bisogno di una riserva, perché la sicurezza è il Signore, non quello che riusciamo ad accumulare noi. E’ un passo grande di fede, ma quanto più riusciamo a compierlo, tanto più ci mostriamo realmente fedeli.
Tratto dall’Epistolario IV,II edizione anno 1984 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.
Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.
quando si parla di GESU’ E DI PADRE PIO E’ SEMPRE BELLO