dio-anima – Dio – Anima: unione d’amore -

Dagli scritti di Padre Pio:

Iddio vuole sposarsi coll’anima in fede e l’anima che deve celebrare questo connubio in fede pura deve camminare, la quale soltanto è mezzo adatto ed unico per questa unione d’amore… Iddio con una luce altissima penetri tutta l’anima, intimamente la trafigga e tutta la rinnovi. Questa luce altissima, che Iddio fa scendere in dette anime le investe in modo penale e desolante il loro spirito… esse non sono presentemente in grado di comprendere questa divina operazione…e questo avviene per esse per due ragioni; la prima per parte della stessa luce, la quale è sì eccelsa e sì sublime da sorpassare (…) la capacità delle loro anime, da essere causa ad esse piuttosto di tenebre e di tormento, che di luce. La seconda ragione è per la bassezza ed impurità delle stesse anime per cui (…) diventa oscura quest’altissima luce… riempendole di pene grandi nell’appetito sensitivo, e di gravi angustie e pene orrende nelle potenze spirituali. (Ep.I,441)

Riflessione:

San Pio dice che Iddio vuole sposarsi con la nostra anima. Non è facile comprendere la profondità di questa relazione. I mistici sono riusciti ad avere un minimo di questa consapevolezza. Per noi è molto più difficile, per noi che siamo presi da mille cose, le cose di questo mondo. Probabilmente noi non siamo chiamati a queste esperienze così profonde, ma di certo siamo chiamati a portare la consapevolezza dell’amore di Dio nel mondo. Anche se non possiamo trascorrere ore ed ore in preghiera, possiamo offrire al Signore ogni ora della nostra vita, affinché anche se noi non possiamo stare esclusivamente con Lui, Lui riesca a stare esclusivamente con noi. Questa è la differenza tra noi e Dio, che noi stiamo con Lui occasionalmente, Lui è con noi per sempre: “Io sarò con voi per sempre”. E la sua è una parola di verità e di certo non voleva intendere solo la presenza eucaristica, ma Lui è proprio con noi perché ha fatto di noi la sua dimora e quindi vive con noi, vive in noi, vive per mezzo nostro e quello che più mi fa problema è pensare che per mezzo mio,cosa faccio vivere a Dio? Cosa gli faccio vedere, cosa gli faccio dire, cosa gli faccio sentire, cosa gli faccio fare? I mistici, rapiti da questa consapevolezza, rimanevano in estasi. Noi continuiamo a fare, fare, fare. Con troppa superficialità pensiamo a Dio e che tutto quello che facciamo Lui lo fa con noi. Questo pensiero ci aiuti a non fare cose sbagliate, a non fare cose inutili, a non fare atti peccaminosi, perché Dio ci lascia una tale libertà da rimanere davvero stupiti, senza parole, solo capaci di dire: ” Eccomi, Signore, ancora una volta ricomincio con Te, ricomincio da Te, in questa ricerca di comunione profonda, affinché la mia vita possa trasformarsi nella tua”. Più volte S. Pio si è avventurato in questo viaggio interiore, perché si sarà più volte accorto da dove proveniva la voce di Dio, si sarà accorto di cosa diceva a lui la sua stessa anima, perché Dio parla all’anima e l’anima parla a noi. E’ questa un po’ la vita dei santi: mettere in evidenza ciò che Dio ha detto alla loro anima, perché i santi sono maggiormente capaci di accorgersi dell’anima. La loro conversione gli ha permesso di potersi accorgere, quasi di toccare, in termini umani, la realtà della propria anima. Noi stessi ne facciamo discorsi di concetto; per loro era maturare un’esperienza e così S. Pio scrive ancora: ”   Comprendo che l’anima….  ”

Dagli scritti di Padre Pio:

Comprendo che l’anima in cui vi abita Dio teme sempre ad ogni passo che fa di offendere Iddio e questo timore diventa insopportabile, se questo santo timore si versa su l’adempimento dei propri doveri… se lo stare in piedi dipendesse da noi, sicuramente al primo soffio noi cadremmo nelle mani dei nemici di nostra salute. Confidiamo sempre nella divina pietà e così esperimenteremo sempre più quanto buono sia il Signore. (Ep.IV,193)

Riflessione:

Scriveva S. Pio: ”Iddio vuole sposarsi..”  E allora questa unione di Dio con l’anima è davvero una luce che penetra tutta l’anima. E’ troppo difficile trovare parole, anche per i santi, per spiegare questa presenza di Dio nell’anima e questa intesa, perché l’anima è una scintilla di Dio nella nostra vita e a volte purtroppo rimane nell’oscurità. Allora l’amore di Dio la trafigge per farla tornare ad essere luce, luce della nostra esistenza. Certo, S. Pio sottolinea la difficoltà nel comprendere quest’azione divina, perché l’anima è spesso nell’oscurità, l’anima vive le impurità, risente delle nostre impurità, risente dei nostri peccati, l’anima soffre. Noi non ce ne accorgiamo, ma certi nostri malesseri, che non sono fisici, non sono psicologici, sono i dolori dell’anima, perché l’anima risente di ciò che il nostro corpo compie. L’anima ne  risente e nell’incontro con Dio viene trovata sofferente, oscurata e quando è trafitta da questa luce, reagisce e tenta di dire alla nostra esistenza: “Rinnovati! Risorgi! Cambia! Trasformati! Convertiti!”. Quella profonda voce interiore che chiamiamo coscienza, è la voce della nostra anima che incontra Dio e grida forte dentro di noi. Quando c’è sensibilità nella vita spirituale, si avvertono queste realtà. E’ il tempo della grazia, è l’esperienza della salvezza che si fa prossima, che ci raggiunge, che chiede di essere accolta ed ecco che entrano in gioco la nostra volontà, il nostro impegno, le nostre scelte di fede. E’ tutta vita spirituale, è tutto un dono di Dio, non semplice da comprendere, ma davvero importante da sperimentare; dobbiamo solo lasciarci guidare da Lui, abbandonandoci a Dio, abbandonandoci in Dio, abbandonandoci al suo amore e fare come dice Lui, soprattutto quando parla la nostra anima e la nostra anima parla a noi stessi un linguaggio che riusciamo in qualche modo anche a comprendere.

Quindi e’ l’amore di Dio che ci sostiene e la nostra anima dovrebbe prestare spesso attenzione a non compiere passi che possano offendere Dio; quindi non evitare di peccare perché non si fa, ma non peccare per non offendere Dio, non peccare per non andare contro l’amore di Dio, non peccare perché Dio con noi non può condividere il peccato. Nel mondo del peccato è come se Lui dovesse prendere un po’ le distanze, perché non può peccare con noi. Nel momento del peccato  l’anima si sente separata da Dio, ma l’anima e Dio sono una cosa sola, l’anima è una scintilla divina! Si crea una contraddizione nel profondo del nostro essere perchè noi siamo fatti per coniugare il peccato alla grazia, ma siamo fatti per la grazia, per l’amore. E quando arriva il peccato, l’anima soffre perché in quell’istante, in quel tempo Dio si ritrova separato da noi, non in comunione. Ecco il timore del peccato. Confidare in Dio significa rivolgerci a Lui per trovare costantemente la forza di dire no al peccato, la forza di non lasciarci andare, perché questa è la tentazione: ci si lascia un po’ andare. A volte non bisogna decidere per il peccato, basta lasciarci un po’ andare e questo ci danneggia, intimamente è una grande sofferenza alla quale spesso, però, non sappiamo dare una spiegazione. Questo discorso sull’anima stava particolarmente a cuore a S. Pio, forse perché i santi hanno maggiore consapevolezza di questa realtà dell’anima e quindi scrive ancora: ” Ma cosa sono, o figliuola…”

Dagli scritti di Padre Pio:

Ma cosa sono, o figliuola,  le ricerche affannose che il cuore si sente di fare incessantemente del suo Dio? Un effetto dell’amore che tira e dell’amore che spinge. E perché l’Amore fugge? Per amare e per acuire l’amore… Tieniti ferma; che niuna cosa ti rimuova. È ancora notte, ma si avvicina il giorno; no, non tarderà a comparire. Intanto pratica il detto di Davide: “ Innalzate le vostre mani dalla parte del luogo santo durante la notte, e benedite il Signore”. (Ep.III,630)

Riflessione:

Queste parole corrispondono al desiderio grande di Dio, di chi lo ha sperimentato e quindi ne è continuamente alla ricerca, se ne sente tutto il pathos in queste parole. Sembrano più un poesia che un consiglio spirituale, più un’ esperienza divina che una spiegazione, un effetto dell’amore che tira e dell’amore che spinge. Chissà cosa si sentiva S. Pio dentro, in questa ricerca affannosa del suo Dio che il suo cuore sentiva incessantemente ! – Perché questo amore non c’è? Per fare aumentare l’amore -. Rendiamoci conto di  cosa arrivavano a scrivere i santi. – Perché certe volte ti manca l’amore? Perché sia più forte l’amore -, perché mentre lo cerchi lo generi e più lo cerchi più ce n’è e più ne fai esperienza. Non sono cose umane, non ci sono leggi fisiche che possono corrispondere a queste realtà. Sono le leggi di Dio, le leggi dell’anima, le leggi dell’amore. E allora S. Pio ci invita a dire che questa ricerca così forte, se ci capitasse, è come chi è nella notte e spera e guarda verso il giorno ma intanto loda il Signore, intanto vive questa realtà, di essere un cercatore dell’amore di Dio per essere sua dimora. San Pio ci ha voluto portare a contemplare le realtà dell’anima in comunione con Dio, con queste “parole consiglio” che egli soleva dare a chi guidava spiritualmente, per condurre alle vette della santità.

Dagli scritti di Padre Pio:

Figliuola mia, (…) esercita assai il tuo cuore nella dolcezza interiore ed esteriore, e tienilo in tranquillità fra la molteplicità degli affetti che hai. Guardati assai dalle angustie, che sono la peste della vita spirituale, e continua a tenere l’anima tua in alto, non riguardando questo mondo per altro che per disprezzarlo, né il tempo che per aspirare all’eternità. Sottoponi spesso la tua volontà a quella di Dio, essendo pronta ad adorarla tanto quando ti manderà delle tribolazioni, come al tempo delle consolazioni. (Ep.III,756)

Riflessione:

Ecco allora l’esercizio del nostro cuore nella dolcezza interiore ed esteriore, nella tranquillità fra la molteplicità degli affetti che abbiamo. Poniamo distanza dalle angustie che sono la peste della vita spirituale. Noi siamo i figli di Dio e viviamo per godere di questa realtà. A volte ci illudiamo di essere i salvatori dell’umanità; se non facciamo tutto quello che pensiamo si debba fare, il mondo non crolla. Non si angustiava Gesù, che doveva salvare il mondo intero, ci angustiamo noi? Sembra esagerato, ma certe volte parte di questo mondo sarebbe proprio da disprezzare, cioè da abbassare di prezzo: dargli meno valore di quello che appare o di quello che gli diamo, perchè dobbiamo essere capaci di dare maggior valore ad altro. Dobbiamo dare maggior valore al godere di questa esistenza per fare queste esperienze divine; invece l’angustia e l’affanno non servono a niente, non risolvono niente e ci fanno anche perdere le esperienze più profonde. Quante cose si comprendono pregando e leggendo queste esperienze dei santi! Rendiamo grazie a Dio per ciò che ci dona e cerchiamo di essere questi cercatori del suo amore, cerchiamo di prestare queste attenzioni all’anima nostra, cerchiamo di diventare sempre un rendimento di grazie, in opposizione alle inquietudini del mondo.

Tratto dall’Epistolario I, III, IV, II edizione anno 1973, 1977, 1984, a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.

Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.

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