– Dio ci prende per mano -
Dagli scritti di Padre Pio:
Ho tanta confidenza in Gesù, che se anche vedessi l’inferno aperto dinanzi a me, e mi trovassi sull’orlo dell’abisso, non diffiderei, non dispererei, confiderei in lui. Tal’è la confidenza che m’ispira la sua mansuetudine. Allorché mi metto a considerare le grandi battaglie, superate col divino aiuto sopra del demonio, ne conto tante da non potersi enumerare. Chi sa quante volte, se lui non mi avesse stesa la mano, la mia fede avrebbe vacillato, la mia speranza, la mia carità venuta meno, il mio intelletto si sarebbe oscurato, se Gesù, sole eterno, non l’avesse illuminato!!! ( Ep.I,317)
Riflessione:
Ogni giorno possiamo intuire di avere il nostro combattimento spirituale. Ogni giorno ci si propongono innumerevoli tentazioni, grandi o piccole occasioni di peccato, ma quanto più abbiamo consapevolezza della sua presenza in noi, quanto più abbiamo accolto la sua grazia, quanto più ci lasciamo illuminare dai suoi insegnamenti e quindi dal suo amore, tanto più viviamo la dignità di essere figli di Dio e tanto più la realtà avversa ci trova forti, pronti a dire il nostro “No” al peccato e quindi il nostro “Sì” a Dio. Ogni “Sì” che diciamo a Dio è un “No” pronunciato al peccato, alla tentazione, alle tenebre. Dio non solo ci tende la mano, ma ci prende per mano. E se la teniamo stretta, di nulla dobbiamo aver paura. Come dice San Pio: ” Nemmeno se vedessimo le porte dell’inferno spalancate e noi dovessimo trovarci sull’orlo dell’abisso.” Se la nostra mano è stretta nella mano di Dio, non c’è da temere.
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Con fiducia noi ci rivolgiamo a Dio, con fiducia ci relazioniamo a Lui, confidiamo in Dio. Questo confidare in Lui genera confidenza e Lui permette a noi di avere questa confidenza, come un’autentica familiarità. Gesù non ci direbbe mai: ” Come ti permetti di dire questo? Come ti permetti di fare questo? ” Quanta confidenza ci prendiamo!
Dagli scritti di Padre Pio:
Che ti dirò io mai, mia buona figliuola? Nutrisci la tua anima nello spirito di cordiale confidenza in Dio; ed a misura che ti troverai circondata d’imperfezioni e miserie, solleva il tuo coraggio a bene sperare. Sii molto umile, questa è la virtù delle virtù, ma sia una umiltà generosa e tranquilla. Sii fedele sempre a ben servire nostro Signore, ma osserva nel suo servizio la libertà filiale ed amorosa, senza far provare stilla alcuna d’amarezza al tuo cuore. ( Ep.III,774/775)
Riflessione:
Questa confidenza ci aiuta a sperare bene. Questa confidenza chiede l’atteggiamento dell’umiltà. La domanda che ognuno di noi deve porsi è: ” Ma chi ci crediamo di essere? ” Eppure spesso si inorgoglisce il nostro cuore. Ma quando poi rientriamo nella confidenza con Dio, vediamo che automaticamente l’orgoglio va scemando e torna l’umiltà dinanzi a Lui. A volte la confidenza è come se ci permettesse di andare un po’ oltre, ma incontrando l’Amore Perfetto, torniamo nell’arrendevolezza. Le tentazioni sono sempre tante, ma ci accorgiamo che quest’umile confidenza non è solo da parte nostra verso Dio, perché anche Dio confida in noi. Anche Dio si fida di noi, anche Dio si propone totalmente a noi, si pone nelle nostre mani, si pone nella nostra vita e dice: ” Io confido in te, manifestami nel mondo, annunciami, testimoniami con umile confidenza”. E quando testimoniamo questa umile e autentica confidenza in Dio, vediamo subito che i cuori vengono toccati, i cuori vengono raggiunti, i cuori si accorgono che c’è qualcosa di diverso. Se poi si prende posizione contro, difficilmente il confidare riuscirà a intenerire quel cuore, ma se c’è un minimo di attenzione e arrendevolezza, se c’è quel minimo di umiltà, è come una fessura che fa entrare uno spiraglio di luce, ma quello spiraglio illumina tutto. E così il cuore viene illuminato, così la confidenza comincia a generarsi dentro ed è conversione. Chiediamo questo per tanti cuori induriti, per tanti cuori che non riescono a vivere questa confidenza con Dio, che non riescono ad avere quell’atteggiamento di umiltà, un’umiltà preziosa, un’umiltà che per primo ci ha dimostrato Dio facendosi uomo, assumendo la nostra natura umana. Quanta umiltà da parte sua e quanto confidare nell’umanità! Ed è per questo che ora noi possiamo confidare in Lui, perché siamo chiamati a diventare divini. Questa è la nostra speranza, questa è la nostra fede, questa è l’esperienza d’amore che siamo chiamati a fare. Eppure tante volte, nonostante la fede, la speranza e questa grande confidenza in Dio, qualche dubbio ci assale, qualche perplessità, qualche momento e non solo un momento di difficoltà di credere in questo amore, nell’aver consapevolezza, ci sembra un Dio assente. “ Dov’è Dio? ”, più volte, nel corso di questa vita, questa domanda ci avrà raggiunto: “ Dov’è Dio? ”. La risposta sembra semplice, a volte banale, potrebbe anche perdere di significato, ma Dio è nel tuo cuore, nel mio cuore. Dio è dove ci si vuole bene.
Dagli scritti di Padre Pio:
Confidenza,adunque, torno ad inculcarvi sempre; nulla può temere un’anima che confida nel suo Signore ed in lui pone la propria speranza. Il nemico della nostra salute è pur anche sempre intorno a noi per strapparci dal nostro cuore l’àncora che deve condurci a salvezza, voglio dire la confidenza in Dio nostro Padre; teniamo stretta, stretta quest’àncora, non permettiamo giammai che ci abbandoni un solo istante, altrimenti tutto sarebbe perduto. ( Ep.II,394)
Manca la riflessione.
Dagli scritti di Padre Pio:
Dovete voi forse ricredervi che il Signore si sia ritirato da voi? Non sia mai, fratello mio; è la più grande ingiuria che si potrebbe fare ad un sì tenero Sposo. Egli è con voi, combatte con voi, e per voi … Gemete pure davanti a Gesù, bussate assiduamente al suo divin Cuore fino all’importunità, ma sappiate pure che la sua risposta che vi fa sapere a mezzo mio, non è diversa da quella ch’egli fece all’apostolo delle genti: “Ti basta la mia grazia”(2 Cor 12,9). ( Ep.IV,133)
E’ fin dal giorno del battesimo che siamo pieni di grazia, pieni del suo amore, pieni dell’esperienza divina di comunione con Lui. E durante la crescita avremmo dovuto prenderne consapevolezza ed è un po’ strano come, a livello di fede, ci siano tanti alti e bassi. Dovrebbe essere un costante crescendo e invece a volte la fede si perde, poi si ritrova, poi si continua ad averla, a volte di più, a volte di meno. Questo confidare in Dio dovrebbe permetterci un crescendo nella fede. Mano a mano che la vita continua, dovremmo sempre più crescere in questo rapporto, in questa relazione con Dio, in questa consapevolezza, in questa confidenza, perché questa grazia non ci abbandona mai e dovremmo sempre averne consapevolezza. Chissà quante volte, pieni di grazia e inconsapevoli di tale dono, abbiamo detto “no” alla fede; proprio una contraddizione. Ma in fondo quel malessere che si sperimenta quando si pensa a un’assenza di Dio, che cos’è se non la grazia che esige di essere riconosciuta presente? Questo è il malessere spirituale: una grazia presente che non viene considerata. Questo è il malessere, perché poi, appena torna ad essere considerata, c’è il benessere, c’è la gioia più profonda, c’è l’esperienza della salvezza. Quindi quell’assenza di Dio in realtà non è l’assenza di Dio, ma è la sofferenza di non accorgersi della presenza di Dio e fa più male perché c’è. L’importante è che impariamo a riflettere in termini di fede, in termini di presenza di Dio, di confidenza con Lui, di autentica umiltà nei suoi confronti. Siamo pieni di grazia, la grazia necessaria per comprendere progressivamente i misteri della fede. E ogni giorno ne sapremo qualcosa di più.
Tratto dall’ Epistolario I, II, III, IV, II edizione, anno 1973, 1975, 1977, 1984 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.
Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.
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