San Pio scriveva:
La presente vita non ci è data se non per acquistare l’eterna, e per mancanza di questa riflessione fondiamo i nostri affetti in quello che appartiene a questo mondo, nel quale andiamo passando; e quando bisogna lasciarlo ci spaventiamo e turbiamo. Credetemi … per vivere contenti nel pellegrinaggio, bisogna aver presenti agli occhi nostri la speranza dell’arrivo alla nostra patria, dove eternamente ci fermeremo, e frattanto credere fermamente … egli sa chi noi siamo e ci stenderà la sua paterna mano nei cattivi passi, acciocchè nessuna cosa ci trattenga per correre a lui velocemente; ma per ben godere di questa grazia, bisogna avere una totale confidenza in lui. (Ep.III, 726)
Riflessione:
Per lasciarci accompagnare da Lui, orientare da Lui, correggere, bisogna innanzitutto, dice san Pio, avere una totale confidenza in Lui. Questo è il frutto della nostra preghiera: aumentare la confidenza con Dio, una confidenza che non deve renderci spavaldi o irriverenti, come potrebbe accadere, ma una confidenza che invece è una conoscenza approfondita, è fiducia autentica, perché quanto più conosciamo il Signore, tanto più riponiamo in Lui fiducia e tanto più Lui può correggere i nostri passi e noi possiamo realmente correre velocemente verso di Lui. Questo correr verso di Lui non è una categoria del tempo, non è che dobbiamo arrivare prima o dopo in paradiso, ma è il modo, una modalità spedita, certa, diretta, convinta, verso la meta, avendo presente, dice Gesù, agli occhi, la speranza dell’arrivo nella patria beata. Questi sono i termini più autentici della nostra fede.
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Questa speranza nella vita eterna dovrebbe costantemente donare serenità alla nostra esistenza. Conosciamo la meta, il fine ultimo. Tante cose potrebbero turbare la nostra vita e Gesù dice:”Non abbiate paura”. Una maturità di fede implica questa serenità. Se c’è tanta inquietudine, c’è ancora tanto da crescere, non siamo orientati correttamente. Occorre avere maggiore confidenza con Dio, conoscerlo meglio, affinché il suo amore, agendo presso di noi, ci rassereni e ci riorienti correttamente.
San Pio scriveva:
Vivete tranquilla e non vi preoccupate di niente. Gesù è con voi e vi ama e voi corrispondete alle sue ispirazioni ed alla grazia sua che in voi opera … chi ubbidisce non deve render conto delle sue azioni, e solo deve aspettarsi il premio da Dio e non il castigo … l’anima ubbidiente canterà vittoria … dalla condotta della divina grazia operante in voi, voi avete ogni ragione di confortarvi e di sperare e confidare in Dio, essendo questa la condotta che suole tenere con le anime che hanno scelto lui per propria porzione e per propria eredità. Il prototipo, l’esemplare su cui bisogna rispecchiarci e modellare la vita nostra si è Gesù Cristo. ( Ep.III, 242/243)
Riflessione:
E’ proprio così: l’esemplare su cui rispecchiarci e modellare la nostra vita è Gesù ; Gesù è il modello di santità che ci viene proposto. Dobbiamo lasciarci modellare dalla sua persona, dalla sua figura, dalle sue parole, dai suoi gesti, dalla sua realtà. Questa scelta di Dio, questo aver scelto Dio come nostra eredità . Un’eredità non si sceglie, si accetta e noi l’abbiamo accettata. Gesù è morto, ha fatto testamento, ha lasciato per ognuno di noi la vita eterna. In che misura abbiamo accettato questa eredità? In che modo siamo coscienti del tesoro prezioso ricevuto?
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Quanto maggiore è la fede, tanto più grande sarà l’attenzione per la nostra anima e più grande sarà l’attenzione per gli altri, come anime di Dio. Dovremmo tornare a parlare più spesso dell’anima, perchè l’anima è quella realtà infinita, è quella realtà eterna, presente in ognuno di noi: è un po’ la nostra identità divina. Ed è l’immortalità che deve interessarci maggiormente. Dovremmo avere questa capacità di andare oltre le apparenze e arrivare all’anima.
San Pio scriveva:
L’anima non entrerà nel suo eterno riposo se non quando, perduta per sempre in quell’oceano immenso di bontà, conoscerà ciò che egli conosce, amerà ciò che egli ama, e godrà solo di ciò onde egli stesso è beato. Fortunate quelle anime che sono scritte nel libro di vita eterna! … vivrò in questa crudele vita, o mio Gesù, e la speranza ed il silenzio saranno la fortezza mia, finché dura questa misera vita. E voi intanto fate ardere, o mio creatore e mio Dio, nel mio cuore questa bella fiamma dell’amore vostro. ( Ep.I,650)
Riflessione:
Cosa può significare questa “ bella fiamma dell’amore vostro ” se non l’incontro della propria anima con Dio, se non il proprio cuore a cuore con Dio? “ L’anima ”, dice San Pio, “ non entra nel riposo eterno se non quando è perduta per sempre in quell’oceano immenso di bontà ”. Chi percepisce la bontà di Dio? Come si percepisce? Con i santi vengono percepiti dei sentimenti, agli altri sono vibrazioni dell’anima, perché l’anima conosce Dio e Dio conosce l’anima. Scritte nel libro di vita eterna, sono tutte le anime, perché l’amore di Dio è infinito e tutte le anime sono inserite nel suo progetto di salvezza. Ma alcune si perdono perché non vogliono corrispondere a tanto amore. Queste vibrazioni dell’anima si ascoltano nel silenzio, nella speranza che diventa contemplazione del tuo mistero di salvezza. E allora l’esperienza del tuo amore, di questa bella fiamma che arde nel nostro cuore, è solo il primo passo, è l’ingresso per poi sperimentare qualcosa che non si può spiegare a parole, ma è un’esperienza di Dio, un’autentica esperienza di Dio.
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Queste nostre riflessioni servono per essere coscienti di rimettere Dio al primo posto, di mettere Gesù al centro della nostra vita e tutto deve girare intorno a Lui. Deve essere Lui il punto di attrazione. Se dovessimo allontanarci da Lui, faremmo l’esperienza del freddo, del buio, come quando ci si allontana da una sorgente di luce e di calore.Vogliamo, Signore, rimanerti vicino, vogliamo lasciarci illuminare da Te, vogliamo lasciarci scaldare da Te e Tu, Signore, illumina, riscalda le nostre anime per entrare sempre più consapevolmente nel tuo mistero di salvezza e quindi saper correre verso il paradiso.
San Pio scriveva:
Padre mio, se potessi volare,vorrei parlare forte, a tutti vorrei gridare con quanta voce terrei in gola: amate Gesù che è degno di amore. Ma, ahimé!, padre mio, il mio spirito è ancora fortemente legato a questo corpo, molti sono i peccati che impediscono a quest’anima di volare ed andarsene in … (Ep.I,293) O centro unico di ogni mia felicità, o mio Dio, e quanto dovrò dunque io aspettare ancora?… Voi vedete, o Signore, che il mio male è senza rimedio … Quando dunque, o Signore, quando? Fino a quando?… (Ep.I,650)
Riflessione:
San Pio ci fa capire che spesso è il peccato che ci impedisce di gridare l’amore di Dio. Quando siamo nel peccato non riusciamo nemmeno a dire: ”Amate Gesù che è degno di amore ”, ma, nello stesso tempo, facendo l’esperienza dell’amore di Dio, soprattutto dell’amore che perdona, ritorniamo nella dimensione della sua grazia e allora è la nostra vita a dire forte: ” Amate Gersù che è degno di amore ”. E’ il nostro stile di vita, non semplicemente le nostre parole, ma è la nostra stessa vita dice ciò che il Signore vuole che sia conosciuto. Quando siamo in comunione con Lui, il Signore fa sì che noi riusciamo a dire ciò che Lui vuole venga detto, a fare ciò che Lui vuole venga fatto. Ma quando si vivono queste esperienze così divine, i santi desiderano fortemente il paradiso, non come fuga dalla realtà, ma come conquista.
Tratto dall’ Epistolario I, III, II edizione anno 1973 e 1975 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.
Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi
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