– La vita è il tempo della misericordia -

San Pio scriveva:

Una volta suonata la nostra ultima ora, cessati i battiti del nostro cuore, tutto sarà finito per noi, ed il tempo di meritare e quello pure di demeritare. Tali e quali la morte ci troverà, ci presenteremo a Cristo giudice. I nostri gridi di supplica, le nostre lacrime, i nostri sospiri di pentimento, che ancora sulla terra ci avrebbero guadagnato il cuore di Dio, avrebbero potuto di noi fare con l’aiuto dei sacramenti, da peccatori dei santi, oggi più a nulla valgono, il tempo della misericordia è trascorso, ora incomincia il tempo della giustizia. ( Ep. IV, 1000 )

Riflessione:

Quando si parla di realtà ultime sembra sempre di ricevere minacce e invece Gesù ci propone salvezza, Gesù non ci propone perdizione eterna, Gesù ci propone salvezza. E’ importante capire che questo è il tempo della conversione, questo è il tempo dell’amore, questo è il tempo che Dio ci dona per prepararci all’eternità. In questo tempo abbiamo l’occasione di guadagnare il cuore di Dio, in questo tempo non c’è da perdere tempo. Questo è il tempo della misericordia, il tempo dell’amore di Dio riversato nei nostri cuori. Dopo questo tempo, con parole un po’ dure, anche San Pio ci dice che inizia il tempo della giustizia. Eppure il calice che ci è dato da bere è nel tempo della misericordia. Cerchiamo di capire bene e approfittare di questo tempo affinché la morte non ci colga distratti, impreparati, pigri.

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Alla proposta di salvezza che Dio fa alla nostra vita Gesù accompagna la gioia di partecipare della gloria eterna. C’è così tanto difficile identificare la morte con la gioia, la morte con la salvezza, la morte con la risurrezione eppure Gesù questo lo ha dimostrato duemila anni fa e tanti nostri accessori, tante nostre realtà che ci circondano, ci mettono un po’ in evidenza queste realtà ultime.

San Pio scriveva:

Rallegriamoci, ché giorno verrà in cui canteremo al nostro dolcissimo amante, riposo dolcissimo di tutti i cuori innamorati delle sue bellezze, inni più lieti … ed intanto prepariamoci a questo gran giorno, e se vogliamo bene a Gesù, scuotiamoci una volta e lungi sia da noi tutto ciò che sa di mondo e riflettiamo bene che tutte le pene di questa vita non hanno , al dir di san Paolo, nulla di proporzione con la gran gloria che ci spetta. ( Ep. II, 492 )

Riflessione:

“Rallegriamoci” ci dice San Pio….la gioia di partecipare della gloria di Dio, un gran giorno, se vogliamo bene a Gesù. Qualsiasi pena è ben poca cosa di fronte all’eternità e questi sono dei punti in cui dobbiamo tutti convertirci; guai a chi non ha un atteggiamento di conversione, guai a chi si crede arrivato!

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Dopo il richiamo, dopo il passaggio alla cosiddetta miglior vita, che spalanca l’eternità, il per sempre, la gloria.

San Pio scriveva:

O anime sante, che libere d’ogni affanno, già vi state beando in cielo in quel torrente di sovrane dolcezze, oh quanto io invidio la vostra felicità ! Deh !, per pietà, poiché voi siete sì presso alla fontana di vita, poiché voi mi vedete morir di sete in questo basso mondo, siatemi propizie di un poco di codesta freschissima acqua. ( Ep.I,676)

Riflessione:

Sono libere da ogni affanno, le anime che partecipano alla gloria di Dio anime che si beano in cielo, di quel torrente di sovrane dolcezze: è lo stesso amore che Gesù Eucaristia pone nella nostra vita, ma non siamo capaci di prestare attenzione. Modelli di santità che si moltiplicano nella storia, così vicini eppure così distanti.

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La vita cristiana è in realtà un anelare al cielo, non certo come la fine di un’esistenza, ma come la perfezione, il compimento. E’ sempre difficile confrontarsi con la realtà dell’eternità, troppo più grandi di noi, eppure queste sono le realtà che Gesù è venuto ad illuminare, sono le realtà di cui Gesù si è occupato affinché venissero comprese.

San Pio scriveva:

La vocazione (di cristiano) richiede di aspirare di continuo alla patria dei beati, di considerarsi qual pellegrino in terra di esilio; la vocazione di cristiano, dico, richiede di non apporre il cuore nelle cose di questo basso mondo; tutta la cura, tutto lo studio del buon cristiano, che vive secondo la sua vocazione, è rivolto nel procacciarsi i bene eterni, egli si deve fermare tale giudizio delle cose di qua giù, da stimare ed apprezzare solo quelle che al conseguimento degli eterni beni l’aiutino, ed avere poi a vile tutte quelle che a tal fine non l’aiutino. ( Ep. II, 229 )

Riflessione:

Dovremmo essere proprio capaci di capire ciò che ci aiuta e ciò che non ci aiuta al conseguimento dei beni eterni. Riappropriamoci del concetto che siamo in esilio e la vera patria è il cielo. Cosa ci aiuta e cosa non ci aiuta ad orientarci verso le cose di Dio, verso l’eternità. Non poniamo il cuore nelle cose di questo basso mondo, ma eleviamo il cuore alle cose eterne, divine, gloriose.


Tratto dall’Epistolario I, II, IV, II edizione anno 1073,1975,1984 a cura di Melchiorre da Pobladura e Alessandro da Ripabottoni.

Le riflessioni sono del nostro Parroco don Emilio Lonzi.


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